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Cattedrale di Acerenza

  • LA CATTEDRALE DI ACERENZA

Dedicata a Santa Maria Assunta e San Canio è considerato il monumento più romanico di tutta l’area mediterranea.
La cattedrale di Acerenza, ha un aspetto molto rilevante nel senso che è molto simile all’abbazia di Cluney in Francia. La costruzione di questo maestoso tempio di così grande valore religioso, storico e artistico è legato alle vicende che hanno portato Sicone, Gastaldo di Acerenza, alla sua proclamazione di Duca di Benevento, 817 d.C. e quindi alla venuta dei Normanni nell’Italia Meridionale nelle figure di Roberto il Giuscardo Duca di Puglia e Calabria e dell’arcivescovo metropolita Arnaldo.

La sua edificazione risale all’XI secolo nel momento in cui gli Altavilla, una schiatta di Normanni subentrano ai Longobardi nel dominio di gran parte dell’Italia Meridionale. L’uomo forte è Roberto il Guiscardo un condottiero che di concerto con Papa Niccolò II conquista gran parte dell’Italia Meridionale sottraendola all’influenza di Bisanzio e del Sacro Romano Impero. Nel 1061 anche Acerenza cade nelle mani del Guiscardo. Nel 1068 il pontefice Allessandro II impegnato nella politica di riforma della Chiesa accorda al vescovo di Acerenza la dingità di metropolita, che spiega la ragione per cui l’arcivescovo Arnaldo ad un certo punto decide di rinnovare dalle fondamenta l’edificio non più rispondente alle sue ambizioni politiche. L’edificazione della nuova chiesa, il promotore nel quadro della nuova alleanza tra la chiesa e i normanni è l’arcivescovo di Acerenza Arnaldo, anche lui Normanno e uomo di fiducia di Roberto il Guiscardo. La possibilità di avere in questa zona una circoscrizione ecclesiastica legata a Roma portava il pontefice di portare avanti la politica di latinizzazione dell’episcopato dell’Italia Meridionale. Fu costruita con arenaria locale sui resti di una chiesa paleocristiana a sua volta eretta sul luogo dove sorgeva un tempio pagano dedicato ad Ercole Acheruntino. La facciata si distingue per il suo grande rosone e per il portale con una cornice interamente scolpita e su questa un arco sorretto da due colonnine complete di capitello che poggiano su due gruppi scultorei raffiguranti esseri umani.

Il campanile di Acerenza, eretto nel 1500, come quello di Venosa e come quasi tutti i campanili dell'Italia Meridionale non erano soltanto dei marchi monumentali che svettavano sul paesaggio urbano ma anche luoghi dove venivano raccolti i pezzi antichi più importanti della città, infatti si caratterizza per l’inserimento di parti di sarcofago di epoca romana.
 
Anche se il monumento porta delle novità, i costruttori sentono dei legami con l’antichità classica. Colonne, statue, capitelli e bassorilievi riprendono infatti i connotati classici e fanno da ponte tra il presente e il passato che non deve mai essere dimenticato.

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Il portale incorniciato con parti provenienti da un portale più antico, esibisce delle decorazioni figurate che hanno un loro interesse dal punto di vista simbolico.

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La pianta era concepita in modo da permettere la facile circolazione dei fedeli senza ostacolare la celebrazione liturgica. Essa risulta complessa per la presenza di cappelle sussidiarie nelle quali i monaci celebravano messe private.

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La costruzione ha un impianto a croce latina con tre navate con copertura a tetto con capriate. Il presbiterio è sopraelevato di circa due metri rispetto al livello della chiesa, transetto e abside sono coperti da volte a crociera.
La pianta basilicale tripartita viene arricchita con l’aggiunta di un corpo presbiteriale dalla forma complessa costituita da una tribuna profonda, da un transetto con due absidi  accessorio e da un deambulatorio dove si aprono una serie di cappelle radiali.

 
Nel 1456 Acerenza viene colpita da un terremoto che provoca 1000 vittime. Nel XVI secolo la cattedrale, gravemente danneggiata, viene restaurata e arricchita con un nuovo gioiello, una cripta. I committenti di questa operazione furono i conti Di Muro, i signori feudali di questa zona, parliamo in particolare di Giacomo Alfonso Ferrillo e di sua moglie Maria Del Balzo o Maria Balsa, principessa discendente da una nobilissima famiglia feudale dell’Italia del Sud e originaria della Francia e in particolare discendente di un ramo che era ritornato nel Sud Italia dopo aver dominato la Serbia.

Ricavata da uno scavo sotto il preesistente presbiterio, la cripta non può svilupparsi in altezza ma i dipinti che ornano il soffitto sembrano ovviare a questo limite. Ci sono delle piccole volte a vela ribassate che sono affrescate con grande sapienza da un pittore anonimo del primissimo manierismo meridionale, anni 20 del 500. Si tratta di una decorazione affrescata a monocromo per intonarla con gusto alle decorazione delle pareti che sono in pietra calcarea a fingere il marmo, quindi sono monocrome. La cripta è decorata con motivi iconografici vari che mischiano la tradizione cristiana con quella classica come ad esempio sirene e tritoni, Cristo confessore, fauni che suonano il flauto.

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La cattedrale al suo interno presenta opere importanti e di gran pregio come il polittico raffigurante la Madonna del Rosario e i Quindici Misteri e SS. Domenico e Tommaso e gli affreschi del Todisco.

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Vi è una curiosità tra i tanti segreti di questa cattedrale:pare che una reliquia del santo patrono di Acerenza (San Canio), custodito nel sarcofago della cripta e precisamente il bastone si sia più volte spostato. Misterioso anche il prodigio della “santa manna”, un liquido che specialmente in occasione della festa del santo, fuoriusciva dal sarcofago. La cassa di S.Canio è in marmo, si tratta di un prodotto traslato da Napoli dove fu fatto realizzare, non si conosce lo scultore ma lo stile è del 500.