Ponte della Via Appia a Palazzo San Gervasio

La memoria ritrovata a Palazzo San Gervasio e dintorni

La memoria ritrovata. È questa l’azione messa in campo dalla Soprintendenza della Basilicata. Le azioni messe in campo vanno dalla ricognizione sistematica delle tracce archeologiche presenti nel territorio di Palazzo San Gervasio e dei paesi viciniori di Banzi e Venosa, all’organizzazione di manifestazioni per la valorizzazione del Castello normanno-manfrediano. Durante la costruzione dello  schema idrico Bradano-Basento  iniziarono le indagini archeologiche di una vasta zona dell’area a ridosso dell’abitato urbano di Palazzo San Gervasio, che fecero emergere una serie di strutture costruttive e viarie di origine romana, riferibili al tracciato della Via Appia e ad una serie di ponti e abitazioni dislocate lungo lo stesso tracciato. A sostegno di queste indagini preliminari fu stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra la Sovrintendenza ai Beni archeologici della Basilicata e la  Pinacoteca Camillo d’Errico, individuando nella dottoressa Sabrina Mutino la responsabile scientifica e nel dottor Mario Saluzzi il coordinatore organizzativo delle attività, ed è finalizzato al recupero, allo studio, alla valorizzazione e alla comunicazione dei materiali e contesti archeologici rinvenuti nel corso della realizzazione dei lavori dell’allacciamento alla linea del metanodotto SNAM Massafra-Biccari oltre al “Tronco di Acerenza-III lotto” dello schema idrico Basento Bradano. Una prima analisi consenti’ di proporre una definizione cronologica e funzionale per almeno 26 siti archeologici tra quelli individuati nel corso di 7 anni di lavoro, sebbene, in considerazione della conclusione  degli scavi, l’interpretazione della documentazione e la redazione di un volume scientifico. I primi 25 siti archeologici sono emersi nel corso delle lavorazioni per lo schema idrico, mentre il 26°, che si trovava in significativa continuità topografica con gli altri, è fu individuato durante lo scavo SNAM nella località Piano Coperchio di Genzano ed indagato in estensione. Il territorio ed il centro abitato di Palazzo S.Gervasio hanno confermato agli studiosi interessantissimi spunti di analisi e certezze scientifiche sul ruolo che lo stesso comprensorio ha avuto in un periodo compreso tra III e XIII secolo, in cui l’azione infrastrutturale romana ha creato le premesse per uno sviluppo insediativo successivo, continuato fino alla piena età medievale, quando, una rinnovata attenzione per quest’area ha creato le basi per la costruzione di un caravanserraglio normanno diventato poi un castello vero e proprio in età federiciana e manfrediana. In riferimento proprio al castello palazzese, anche l’università di Berlino con il progetto sulle “Residenze estive in Basilicata di Federico II” da alcuni anni ha attivato un’azione di riscoperta e di valorizzazione della struttura castellare, fornendo gli strumenti scientifici ed editoriali per lo studio del castello e le indagini storico-archivistiche relative ai personaggi che vi hanno dimorato o, come nel caso di re Manfredi.

Con la ricognizione sistematica delle tracce archeologiche presenti nel territorio di Palazzo San Gervasio e dei paesi viciniori di Venosa, Banzi e Genzano di Lucania. Ne sono scaturite nuove scoperte, come la presenza di due ponti sulla fiumara tra Venosa e Palazzo e le tracce di un acquedotto romano, che da Palazzo sembra ricollegarsi al famoso acquedotto fatto costruire da Erode Attico nel II secolo d.C.da Montemilone a Canosa.