Basilicata Antica
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BASILICATA ANTICA
Questa mappa, realizzata in maniera quantomeno fedele e che dimostra in maniera palese il ricco patrimonio archeologico di cui la Basilicata dispone, vuole essere una piccola “macchina del tempo” che possa in qualche modo ricondurci alle nostre origini. E’ un viaggio nell’antichità con il tentativo di stimolare la memoria collettiva e durante il quale le tracce dell’esistenza dell’uomo dimostrano la sua evoluzione socio – culturale nel corso dei secoli. Il patrimonio archeologico se tutelato e valorizzato, non solo è una risorsa di grande importanza per il nostro territorio soprattutto in chiave turistica ma rappresenta anche l’identità culturale di una comunità. E’ importante anche in ambito scolastico trasmettere ai nostri ragazzi le conoscenze legate al nostro patrimonio storico – culturale per sensibilizzare, stimolare le nuove generazioni affinché comprendano la sua importanza e il rispetto del paesaggio non fine a se stesso ma come prodotto della storia. Ricostruire la storia dunque significa riconoscere la propria identità culturale e rafforzare con orgoglio il proprio senso di appartenenza. Dalla mappa della “Basilicata antica” traspare chiaramente quanto sia ricco il patrimonio storico – archeologico della regione grazie alla cospicua presenza di siti archeologici e di numerosi reperti conservati nei musei. Vengono ripercorse le diverse epoche che nel corso dei secoli si sono susseguite.
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ETA’ DEL FERRO E LE POPOLAZIONI ITALICHE DELLA BASILICATA X SECOLO a.C.
La regione in questo periodo era abitata dalle seguenti popolazioni: a Nord lungo il fiume Ofanto dai Dauni, più a Sud lungo il fiume Bradano dai Peuceti, nella parte occidentale dai Peuketiantes, all’interno e a Sud tra i fiumi Agri e Siri (Sinni) dagli Enotri, mentre a Est lungo la costa jonica dai Choni anch’essi di stirpe enotria. A seguito della colonizzazione greca, le popolazioni indigene, e in particolar modo i Choni prima e gli Enotri poi, vennero interessate dal processo di ellenizzazione che modificò i loro usi e costumi e quindi la loro identità culturale.
L’ETA’ CLASSICA – ELLENISTICA – VIII secolo a.C.
La costa ionica della Basilicata fu interessata dalla colonizzazione dei greci in Italia. L’incremento della popolazione in Grecia, dove la superficie coltivabile non era più in grado di fornire l’adeguato sostentamento, spinse i suoi abitanti ad emigrare e ad occupare nuove terre dove vi era anche la possibilità di promuovere scambi commerciali. Quest’area geografica fu denominata MAGNA GRECIA in virtù della sua prosperità sotto il profilo economico e culturale.
La Magna Grecia e le città di Siris, Metapontum ed Heraclea
Le città più importanti della Magna Grecia furono Siris, Metaponto ed Heraclea.
Il primo insediamento denominato Siris, risale all’VIII secolo a.C. La città situata sullo Jonio, nei pressi della foce del fiume Siris, l’attuale fiume Sinni, fu fondata ad opera di profughi provenienti da Colofone nella Turchi centro – occidentale.
Metaponto (Metapontum) fu fondata dagli achei, intorno al 630 secolo a.C.. Fu una delle città più importanti della Magna Grecia tanto da essere protagonista in due importanti eventi storici: la guerra a sostegno di Pirro e della città di Taranto contro Roma e la guerra punica a sostegno di Annibale sempre contro Roma. In entrambi i casi Metaponto dovette subire gravi ripercussioni a seguito delle vittorie di Roma in guerra. Metaponto ebbe un periodo di prosperità culturale grazie alla presenza del filosofo e matematico Pitagora dove fondò una scuola di pensiero. Tracce della civiltà magno greca sono testimoniate dall’area archeologica di Metaponto e dalle Tavole Palatine che sono resti del tempio dedicato alla dea Hera, moglie di Zeus.
Le Tavole Palatine, resti del tempio dorico dedicato alla divinità greca Hera. (ph Giovanni Lancellotti)
Heraclea , l’attuale Policoro, fu fondata da coloni Tarantini intorno al IV secolo a.C. sui resti della città di Siris distrutta dall’alleanza tra Metaponto e Crotone per il predominio dell’area. La città è conosciuta anche per la Battaglia di Heraclea (280 a.C.) tra Taranto e Roma durante la quale Pirro conseguì un brillante successo. Heraclea, come tutta la lucania, cadde sotto il dominio romano. Dell’antica città vi sono i resti del parco archeologico della siritide e di Heraclea nei pressi dell’attuale cittadina di Policoro con un tessuto urbano costituito da assi viari ortogonali.
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L’EPOCA PREROMANA – LE “GENTI” LUCANE – VI – IV secolo a.C.
Nel V secolo a.C., con la comparsa dei gruppi di stirpe osco-sabellica, i Lucani , si pose fine a quella frammentazione culturale che caratterizzava l’intera regione per far posto a un’unica identità culturale, comunemente definita come ethnos lucano. Ci furono profondi cambiamenti non solo nell’ambito culturale ma anche nell’assetto territoriale della nascente Lucania dove i nuovi abitati si sostituirono a quelli vecchi e alle necropoli. Questo accadde ad esempio a Serra di Vaglio, o ad Oppido Lucano, dove nell’area di una necropoli arcaica, si impiantarono nuove strutture abitative di IV secolo a.C.. In questo periodo, in particolar modo, in molti centri di altura si assistette alla costruzione di grandi cinte fortificate che avevano una funzione accentratrice rispetto ai nuclei abitativi sparsi sui pendii, come ad esempio nei siti di Serra di Vaglio, Monte Torretta di Pietragalla, Monte Croccia e Torre di Satriano.
I centri fortificati di Serra di Vaglio, Monte Torretta e Monte Croccia
Questi centri di carattere fortificato, situati in altura, per la loro posizione strategica e nello stesso dominante, avevano la funzione di controllo del territorio. Le cinte murarie che si estendevano per lunghi tratti, erano costruite generalmente con enormi blocchi di pietra squadrata a forma di parallelepipedo. Su alcuni di questi blocchi si notano incise delle lettere greche, probabilmente per la numerazione dei filari e questo dimostra come queste popolazioni subivano l’influsso della cultura ellenica in quanto venivano a contatto con le colonie greche della costa per scopi commerciali. Questi centri fortificati generalmente presentavano soprattutto nella parte alta (acropoli), una cinta muraria che racchiudeva un nucleo ben organizzato , abitato probabilmente da chi deteneva il potere politico e militare, mentre a quota più bassa un’altra cinta muraria a protezione di insediamenti minori e villaggi rurali con annesse necropoli. La cultura religiosa fu un altro aspetto che caratterizzò questo periodo. Testimonianze della presenza delle genti osco – lucane sono gli insediamenti fortificati di Serra di Vaglio, Monte Torretta di Pietragalla e Monte Croccia ricadente nei territori di Accettura, Calciano e di Oliveto Lucano.
A pochi chilometri dai centri fortificati e in prossimità di sorgenti d’acqua, furono costruiti dei santuari, veri e propri luoghi di aggregazione e simboli della identità lucana. Di notevole importanza il Santuario di Rossano di Vaglio, sorto intorno alla metà del IV secolo a.C., in stretta connessione con il centro di Serra di Vaglio. Il complesso era dedicato alla Mefitis, divinità osca cui erano sacri le acque e gli armenti ed a Mamerte, trasposizione osca del Marte romano. Mentre i complessi fortificati cessarono la loro esistenza in seguito alla conquista romana avvenuta nel III secolo a.C., i centri religiosi, per la grande identità culturale che conservavano, sopravvissero fino al I secolo d.C.
Quando anche il santuario federale di Rossano cessò di esistere il culto della dea Mefite venne trasferito nella vicina Potentia che sostituirà Serra di Vaglio anche dal punto di vista politico. Come accennato precedentemente, queste popolazioni subirono un processo di ellenizzazione a causa dei contatti con le città magno – greche ma nello stesso tempo esercitarono contro di esse una forte contrapposizione militare. Le città magno – greche furono costrette a organizzarsi contro i Lucani mediante alleanze come la Lega Italiota guidata da Taranto e dal suo condottiero Pirro, il quale riuscì ad assoldare i Lucani nella guerra contro Roma. Approfondimenti:
Sito di Monte Torretta di Pietragalla >>
Sito di Serra di Vaglio >>
Sito di Rossano di Vaglio >>
L’EPOCA ROMANA – III secolo a.C.
I lucani, presero parte alle guerre sannitiche per contrastare l’ascesa di Roma, ma in seguito alle sconfitte subite, persero l’indipendenza. L’intero territorio dovette subire la completa romanizzazione che avvenne intorno al III secolo a.C, periodo durante il quale , le sconfitte subite da Taranto, prima, e da Annibale, dopo, ad opera di Roma portarono pesanti ripercussioni per il popolo lucano che si erano schierato contro Roma stessa. I grandi centri fortificati cessarono improvvisamente di esistere, alcuni semplicemente abbandonati, altri violentemente distrutti, come Serra di Vaglio, mentre nel corso del II secolo a.C., si affermarono Venusia, Grumentum e Potentia come nuova entità urbana di riferimento. Profondi cambiamenti si registrarono per quanto riguarda l’organizzazione del territorio con l’ager publicus in base al quale i terreni vennero concessi in affitto a ricchi romani o ad aristocratici locali filo-romani. Nel territori appena conquistati, dunque, si impiantarono una serie di ville di “tipo catoniano in sostituzione delle piccole proprietà per lo sfruttamento agricolo e della pastorizia, fondate essenzialmente sul lavoro servile. Il II secolo a.C. rappresenta un momento di grande rinascita delle tradizioni religiose lucane, quasi una “resistenza culturale” a difesa di un’identità etnica non ancora completamente romanizzata e destinata, di lì a breve, a scomparire del tutto. Il fenomeno, ha naturalmente la sua più importante manifestazione nel santuario federale di Rossano di Vaglio, dove, nel corso del II secolo a.C., i romani sono ormai i frequentatori del complesso sacro.
Le colonie di Venosa e Grumentum – il Municipio di Potentia
VENOSA
Venosa, “Venusia” in latino, in onore di Venere dea dell’amore, fu ricostruita nel III secolo a.C. dai romani, vincitori delle guerre sannitiche in seguito alle quali occuparono tutta la Lucania strappandola ai sanniti stessi. Divenne una importante colonia militare di 20000 persone che assicurava a Roma il controllo de territorio grazie anche alla sua strategica posizione che fungeva da ponte tra la Campania e l’Apulia (antica Puglia). Nel 190 a.C., il prolungamento da Benevento a Brindisi della via Appia, una delle più importanti vie di comunicazione in epoca romana, non a caso denominata “Regina Viarum”, interessò anche Venosa che acquistò una notevole importanza sia dal punto di vista politico che commerciale tanto da diventare Municipio romano. Venosa diede i natali a Quinto Orazio Flacco (65 a.C – ) uno dei più illustri poeti dell’epoca antica, dove trascorse la sua giovinezza e in seguito si trasferì a Roma. Con l’avvento del Cristianesimo, durante la seconda metà del I secolo d.C., si insediò a Venosa una delle prime comunità ebraiche in Italia. Una preziosa testimonianza è rappresentata dalle catacombe situate appena fuori dal centro di Venosa, nei pressi della collina della Maddalena. IV e il VI sec. d.c. Tra i resti vi è il parco archeologico in cui è possibile visitare il complesso termale suddiviso in vari ambienti, il “frigidarium, per i bagni freddi, il “calidarium, per i bagni caldi, gli spogliatoi ed i forni. Vi si trova inoltre l’anfiteatro di forma ellittica risalente al I secolo d.C. e i resti di due domus romane. Altri resti rinvenuti nell’area del parco sono visibili all’interno del Museo Archeologico ubicato nel Castello Aragonese.
GRUMENTUM – III secolo a.C. – V secolo d.C.
L’abitato di Grumentum, l’attuale Grumento, si trova nella Val d’Agri. Fu edificato dai romani nel III secolo a.C. ed assunse un ruolo strategico durante le guerre sannitiche e la seconda guerra punica quando venne attraversata da Annibale. L’esistenza dell’antica città, risalente soprattutto all’epoca imperiale, è visibile nel parco archeologico ubicato nei pressi dell’attuale Grumento Nova con un tessuto urbano basato su un sistema di strade che si intrecciavano ortogonalmente. Qui è possibile ammirare il teatro, due tempietti di epoca imperiale e la Domus dei Mosaici (IV secolo). Vi è l’area del Foro di epoca augustea, di forma rettangolare e circondato da edifici pubblici con grandi portici e da edifici religiosi per la presenza di due templi, il Capitolium, dedicato a Giove, Giunone e Minerva e il tempio di culto imperiale. Poco distante dal foro vi è l’anfiteatro, di forma perfettamente ellittica, dove si esibivano i gladiatori e probabilmente risalente al I secolo a.C e le “Terme repubblicane” e, più a nord, le “Terme imperiali”. Durante l’epoca imperiale, l’area per la sua importanza, venne servita da imponenti opere quali strade come la via Herculia, arteria di collegamento tra Venusia, Potentia e Grumentum e un monumentale acquedotto realizzato con grandi arcate i cui resti sono ancora visibili. I reperti dell’area del parco sono custoditi all’interno del Museo Archeologico dell’Alta Val d’Agri.
POTENTIA
Fonti più attendibili sulla presenza di Potentia sono ricercabili sulla Tabula Peutingeriana il cui testo riporta il percorso della Via Herculia, un’importante strada che, costruita al tempo di Diocleziano e Massimiano Herculio collegava Venusia con Grumentum passando per Potentia. Si presume che Potentia inizialmente avesse assunto lo status di civitas foederata, formalmente indipendente da Roma ma in effetti sotto il suo controllo per quanto riguarda soprattutto la politica estera. Potentia non si schierò durante lo scontro tra Roma ed Annibale e questo, a differenza di altri centri, la tenne lontana dalle ripercussioni di Roma vittoriosa. Dalla tarda età repubblicana Potentia acquisisce lo status di municipium con un regolare apparato amministrativo, con un senato locale e al vertice i magistrati. Per quanto riguarda la fase tardo-antica, l’avvento della nuova religione, il cristianesimo, coinvolge anche Potentia, che ospita uno dei primi vescovadi della Lucania, istituito già nel corso del V secolo d.C. Lungo il fiume Basento, in particolare c.da Murate, toponimo che l’etimologia popolare collegava alla presenza di numerose “mura rovinate”, si presume sorgesse Potentia. Proprio lungo il fiume si ipotizza l’esistenza dei resti di un acquedotto, insieme ad altri muri e resti di pavimenti in mattoni. Uno dei più interessanti ritrovamenti, risalente alla prima età augustea, è la “lastra Campana” sulla quale vengono raffigurate due Amazzoni che reggono un clipeo con gorgoneion centrale ma la villa in contrada Malvaccaro rappresenta, l’esempio più lampante della presenza romana. La villa costruita a soli 2 km dal centro della città che ricalca la tipologia della “villa-praetorium” è caratterizzata da una sala rettangolare absidata, con pavimenti in mosaico. Molte altre ville presenti in Lucania, come quella di S. Giovanni di Ruoti, di S. Gilio e di Masseria Ciccotti ad Oppido Lucano, riprendono questa tipologia.
Villa romana di San Gilio nel territorio di Oppido Lucano.
Ulteriori approfondimenti:
Ville romane di San Gilio e Masseria Ciccotti ad Oppido Lucano >>
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