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Scavi di Rossano di Vaglio

  • Il Santuario della dea Mefite a Rossano di Vaglio

Nella metà del IV secolo a.C., in pieno periodo lucano, a pochi chilometri da Serra di Vaglio sul punto di confluenza di numerosi tratturi ed in prossimità di una sorgente oggi ancora attiva, sorge Rossano di Vaglio, principale centro religioso e culturale delle antiche genti lucane insediate nelle aree interne della Basilicata.
Come si evince dalle numerose iscrizioni rinvenute al suo interno nonché dalle sue caratteristiche degli ex voto, il complesso era dedicato alla Mefitis, divinità osca cui erano sacri le acque e gli armenti ed a Mamerte, trasposizione osca del Marte romano.
Un recinto di blocchi di arenaria, con accesso sul lato occidentale, racchiudeva un ampio sagrato pavimentato, al centro del quale si elevava un lungo altare rettangolare di cui si conserva il primo filare della zoccolatura.
Sui tre lati del sagrato si disponeva una serie di ambienti con varie destinazioni, probabilmente ambienti porticati per accogliere fedeli e botteghe per la vendita di ex voto.
Tale sistemazione, ancor oggi visibile, risale alla prima metà del I secolo a.C.; epoca in cui il santuario è ancora frequentato, nonostante l’abbandono del principale centro politico cui fa riferimento, quello di Serra di Vaglio.
La gran parte delle iscrizioni, in lingua osca e alfabeto greco e poi in caratteri e lingua latina, rilevano una continuità di culto, particolarmente per la principale divinità, dea Mefite, “colei che sta nel mezzo”, tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
In Mefite, dea adorata dai lucani, si ritrovano i poteri di Afrodite, la dea greca della bellezza, ma anche di Demetra, che assicurava l’alternarsi delle stagioni e quindi un buon raccolto: implorare un buon raccolto e l’arrivo di un figlio era quello che le donne lucane chiedevano alla dea.
La peculiarità del sito di Rossano è l’assenza di un vero edificio templare all’interno dell’area sacra.
Il sito sarebbe da collocarsi nella tipologia del témenos ossia quello che in greco si definisce “recinto sacro”: si ha la presenza, in posizione centrale all’interno dell’area sacra, delle costruzioni di una grande ara probabilmente articolata su più terrazze collegate da scalinate.
Sono stati ritrovati gioielli in argento e in oro che decoravano il simulacro in bronzo della dea.
Rinvenute, nelle stipi votive (depositi di oggetti portati in dono e come ex voto), statuette in terracotta, gioielli e armi di piccole dimensioni che venivano offerte dai fedeli.
Sulla facciata orientale del muro (quella probabilmente esposta verso una terrazza inferiore), sono state rinvenute tracce di operazioni rituali.

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