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In mostra a Rieti otto presepi d’artista conservati nel museo di Castronuovo Sant’Andrea

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La Basilicata nuovamente protagonista nel programma “Valle del primo presepe” con alcune delle più prestigiose opere di arte contemporanea conservate nell’ambito del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” di Castronuovo Sant’Andrea (PZ).

All’interno del vasto cartellone di iniziative organizzate dalla Diocesi di Rieti in collaborazione con l’Ordine dei frati minori e i Comuni di Greccio e Rieti, con il sostegno della Fondazione Varrone e della Regione Lazio, l’Agenzia di promozione territoriale della Basilicata ha promosso la mostra di otto presepi d’artista che dal 26 novembre 2022 al 2 febbraio 2023 saranno esposti nel Salone Papale di Rieti.

“Si tratta di una iniziativa – afferma il direttore generale di Apt, Antonio Nicoletti – finalizzata ad inserire l’arte presepiale lucana o ispirata alla Basilicata nel vasto quadro di celebrazioni per l’ottavo centenario francescano in programma fra il 2023 e il 2026 e che culminerà con il Natale del 2023 per ricordare l’anno in cui San Francesco concepì il primo presepe, nel 1223”.

Nella terra legata al santuario del primo presepe di Greccio, in mostra otto opere d’ arte contemporanea che altrettanti artisti hanno realizzato facendosi ispirare dalla Basilicata e dai tanti elementi che arricchiscono i suoi paesaggi e la vita dei nostri paesi.

In esposizione: Il presepe alluminato di Carlo Lorenzetti, 1998, alluminio; Il presepe foresta di Roberto Almagno, 2001, legno; Il presepe svelato di Ernesto Porcari, 2002, ferro; Il candido presepe di Salvatore Sava, 2006, pietra leccese e ferro; Il presepe dischiuso di Bruno Conte, 2007, legno; Il presepe sfolgorante di Giulia Napoleone, 2010, inchiostro su truciolato, plastica traforata; Il presepe dono di Giuseppe Pirozzi, 2012, terracotta; Il presepe geometrico di Lucio Del Pezzo, 2013, legno.

I presepi sono stati realizzati, nel corso degli anni, da artisti che conoscono la Basilicata, l’hanno viaggiata in lungo e in largo, e sono stati a Castronuovo in più occasioni. Alcuni hanno utilizzato materiali trovati nei boschi lucani e tenendo presente la specificità del luogo dove è sorto il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller”.

Castronuovo, infatti, ha una solida tradizione, profondamente legata alla radici popolari e religiose del presepe, ma ha ospitato nel corso degli anni artisti contemporanei interessati a innovare la tradizione senza dimenticare i rapporti con gli aspetti spaziali dell’architettura dei nostri borghi, la musica popolare, il peso dell’artigianato attento, nel corso dei secoli, alle molteplici fonti provenienti dai Vangeli, da antiche figurazioni, dagli autori medievali, dalle suggestioni dei luoghi, dalle testimonianze d’arte conservate nelle parrocchie. La Chiesa Madre di Castronuovo, ad esempio, conserva un Bambino Gesù in legno, del sec. XVI, che ha arricchito, per decenni, un grande presepe napoletano.   

L’intero programma della Valle dei presepi è stata presentato nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi a Rieti a cui ha partecipato, fra gli altri, l’amministratore apostolico della diocesi di Rieti, monsignor Domenico Pompili, anche in veste di delegato della Conferenza Episcopale Italiana per l’Ottavo Centenario Francescano


IL PRESEPE FORESTA DI ROBERTO ALMAGNO


2001, legno, Ø metri 3
L’intensità espressiva che risulta da queste forme disegnate nello spazio con mano sicura, con linee franche e rapide, calibrate nelle proporzioni e nei dettagli, passando con scioltezza dalla silhouette della capanna a quella della stella cometa, dell’asino, dell’Angelo Annunciante, dell’albero, del pavone, del dromedario, spande un silenzio e un’armonia che sfora gli angusti confini del presepe e invoca, senza scampo, come diceva Longhi della scultura dipinta del Duecento, la provocazione del colore.

BAMBINO MIO
Bambino mio,
non lasciare la mia vita in balia di ore inutili.
Fa che io non pieghi il mio cuore
al gioco degli altri,
e viva di verità e di poesia.
Proteggimi dalla stanchezza.
Agita perennemente il mio cuore
in un assiduo gioioso stupore.
Aiutami a trovare ciò che cerco
In strade non tracciate,
a scrutare i segni della bellezza
sotto la pelle delle cose,
a sfuggire quanto non fa parte di me.
Fammi ascoltare il silenzio degli alberi,
Bambino mio,
e le mie mani non perdano mai
il contatto con la semplicità della natura.

Roberto Almagno

Roberto Almagno è nato a Aquino (Frosinone) nel 1954. Ha studiato all’Istituto Statale d’Arte di Roma con Giuseppe Mazzullo e all’Accademia di Belle Arti di Roma con Pericle Fazzini. Ha tenuto mostre personali e collettive in Italia (Roma, Livorno, Pietrasanta, Ferrara, Ascoli Piceno,
Ancona, Cagli, Matera, Avezzano, Torino, ecc.) e all’estero (Pechino, Shangai, Londra, Colonia, Francoforte, Mosca, Bruxelles, Strasburgo, New York), comprese le Quadriennali di Roma e le Biennali di Venezia. Nel maggio 2022 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha presentato una sua installazione, “Plasmare il disegno”, in cui emerge chiara la ricerca portata avanti negli anni dall’artista: “povera”, essenziale, scevra da orpelli, elegante ma soprattutto, nella sua originalità, in costante equilibrio tra antica sapienza e attualità. Immagini di “assoluta purezza, in cerca dell’essenziale che vogliono narrare”.


IL PRESEPE ALLUMINATO DI CARLO LORENZETTI


1998, alluminio, Ø metri 3
La solenne e sacra rappresentazione di Lorenzetti ha poche ma icastiche immagini di uomini e di animali. La vera protagonista è Maria, che distende intorno lampi di vivace leggiadria, senza intaccare il tono del racconto carico di riferimenti al linguaggio teatrale che definisce dimensioni, posizioni, ruoli, unità, stabilità e valore domestico della macchina presepiale per sottrarla all’elemento bucolico, alla finzione, alla polimatericità che, dopo la settecentesca stagione napoletana, ancora la qualifica.

ALLELUAIA ILLUMINATO
alluminata
plana l’astronave
cattedrale fluorescente
pioggia
di cristalli di rocca
sulla sabbia morbida
girotondo annunciato
dagli angeli laminati
mani nelle mani
argento vivo
accende ancora
attesa la scintilla
sperata
come sempre
canne d’organo
in concerto filodiffondono
la ninna nanna
del Bambino
alleluia Illuminato
alleluia alleluia
allumimia…

Carlo Lorenzetti
Carlo Lorenzetti è nato a Roma nel 1934. Ha studiato all’Istituto d’arte di Roma con A. Gerardi, con il quale si è specializzato nelle tecniche di lavorazione dei metalli. Nel 1959 ha vinto il premio nazionale per la scultura alla mostra dei giovani artisti presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Da allora è un susseguirsi di mostre in gallerie e musei italiani (Roma, Firenze, Firenze, Genova, Venezia, Genova, Parma, Padova, Verona, Modena, Ferrara, Torino, Milano, ecc.) e stranieri (New York, Zurigo, Montreal, San Paolo del Brasile, Alessandria d’Egitto, Colonia, Vienna, Bucarest, Cracovia, Lubiana, Dusseldorf, New Delhi, Tokio, Bilbao, Lòdz, Buenos Aires, ecc. ), comprese le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma, Ha vinto, nel 1988, il premio “Antonio Feltrinelli” per la scultura assegnato dall’Accademia Nazionale dei Lincei e, nel 2005, il “Premio Presidente della Repubblica” assegnato dall’Accademia Nazionale di San Luca della quale è stato anche Presidente. Nel 2018 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna lo ha celebrato con una grande retrospettiva.


IL PRESEPE SVELATO DI ERNESTO PORCARI


2002, ferro, alluminio e cartapesta, Ø metri 3
Il presepe, costruito soprattutto d’aria che si coagula tra i fili metallici e le vesti di cartapesta, viene come rapito in un luogo remoto, quasi un viaggio nell’aldilà raccontato col ferro e l’alluminio, senza mai perdersi nell’espressione concreta e diretta propria dell’Apocalisse di Giovanni se non della scultura a cui Porcari fa costantemente riferimento. Quanto l’immagine del presepe sia ora reale, genuina, e non frutto di semplici meditazioni, sono proprio i personaggi a dichiararlo, annunciati, insieme a Gesù Bambino, da quell’angelo che si apre a ventaglio su tutto lo spazio scenico per assorbirne, insieme alla stella cometa, la carica profetica e in tal modo penetrare nel più profondo del cuore umano.

BAMBINO GESÙ
Bambino Gesù,
fa che in questo gioco a nasconderti io ti trovi.
Ascolta le mie parole
di silenzi e di dubbi,
di timori e di imprecazioni.
Se effimero è tutto ciò che è composto
e l’Uomo mandò l’uomo perché lo svelasse,
aiutami a cercarti, ad amarti, senza annoiarti.
Bambino Gesù,
perdona la mia insufficienza,
talvolta la mia stanchezza,
e consolami.

Ernesto Porcari

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Ernesto Porcari è nato a Norma (Latina) nel 1951. Dopo la laurea in medicina si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma per seguire i corsi di incisione diretti da Guido Strazza. Da qui nascono l’assidua sperimentazione tecnico-materica e il continuo indagare sullo spazio che lo
portano alla scultura. La sua prima mostra è del 1986 a Roma. Seguiranno nel corso degli anni, mostre personali e collettive in Italia (Genova, Biella, Viterbo, Francavilla al Mare, Torino, Ancona, Cagli, Matera, Ferrara, Alessandria, Bari, Ascoli Piceno) e all’estero (Francoforte). Nel 1999 realizza un’opera monumentale a Roma. La sua ultima personale di sculture e disegni è del 2019 alla Galleria La Nuova Pesa di Roma.


IL PRESEPE DISCHIUSO DI BRUNO CONTE


2007, legno, Ø metri 3

Ogni elemento del presepe si dischiude per consentire l’affaccio di parte dei personaggi che si preparano a ruotare intorno al Redentore, alla magia cristallina di tre pagine di un libro trapassato dalla luce e spalancato a raggiera verso tutti gli orizzonti. Ogni foglio di questi libri, quasi a voler suggerire la sconosciuta o dimenticata ricchezza dei suoi contenuti, non distende solo sagome di personaggi in tensione, non fa emergere dagli angoli fianchi di figure gelate nell’annuncio dell’evento, non ritaglia unicamente gesti contratti tra le pieghe delle pareti. Come negli internari della fine degli anni settanta, costruiti a forma di libri la cui scrittura era formata da altri libri, Conte in ogni pagina apre finestre dalle quali si affacciano Maria, Giuseppe, il bue e l’asino, l’ala di un angelo o i rami di un albero, la cometa come mano che sorge, un volto, una nube, le genti, il pastore, il gregge, i Re Magi, il Mistero nube.

L’OMBRA EMETTE LUCE
Si trasfonde l’evento
l’ombra emette luce
aurora corale
in ogni luogo sorge
nel chiuso di ogni cielo
simultaneo acceso
il bambino
Si può chiedere al bambino
di farci entrare nella moltitudine
accendere in ognuno
la sensazione di tutti
corpo esteso alle genti
nella stringente notte universale
e tra buio e buio
riconoscere una mano e l’altra
mani grigie
dalla lontana pressante marea
trovando silenzio
per ascoltare anche le onde del muro
così da ritrarsi
dal fare male
a se stessi

Bruno Conte

Bruno Conte era nato a Roma nel 1939. Qui è scomparso nel 2021. Aveva cominciato ad esporre nel 1955, alla VII Quadriennale. Sarà presente anche all’VIII nel 1960. Intanto, nel 1956, aveva esposto alla XXVIII Biennale di Venezia. Negli stessi anni elabora immagini con testi poetici. Numerose le mostre personali e collettive in Italia (Firenze, Roma, Milano, Bologna, Macerata, Ferrara, Genova, Urbino, Parma, Termoli, Livorno, Savona, Napoli, Rovereto Torino, ) e all’estero (Basilea, Vienna, Osaka, Parigi, New York, Chicago, Colonia, Barcellona, Ginevra, Londra, Madrid, Berna, Perth, San Paolo del Brasile, Santa Monica, Istanbul). Nel 2018 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma lo ha celebrato con una antologica. Numerose anche le pubblicazioni letterarie, dai Racconti della serie O, del 1969, ai Racconti altri, del 2019. Le sue opere sono incluse nelle collezioni di tutto il mondo.


IL PRESEPE SFOLGORANTE DI GIULIA NAPOLEONE


2010, inchiostro su legno, plastica traforata, Ø metri 3

Splende, all’improvviso, il grande cielo di Giulia Napoleone, e si fa tutt’uno con la terra. È un istante felice, una gioia nuova, simile a un lago di stelle che cinge il globo, inonda l’anima di chi guarda, attonito, e si fa assorbire dal grande gorgo nel quale trova requie la lenta onda del cuore. Un segno dopo l’altro, un raggio di luce incastonato in mille barlumi indirizzati verso la parte più intima della scena dove un sole sfolgorante – Gesù Bambino – assorbe, filtra e restituisce i guizzi che attraversano la Madonna, S. Giuseppe, il bue e l’asino, personaggi trasparenti eppure reali, mille volte ingranditi da uno specchio circolare, lo spazio, che abbraccia l’universo, Il Bambino, all’epicentro della imponente spirale (lato nord) che si aggomitola in una immota sfera (lato sud), mostra così il suo ruolo di Salvator Mundi, quanto sia insieme un punto di arrivo e di
partenza.

GESÙ BAMBINO
Gesù Bambino,
in cielo stella sulla terra luce
il cielo è terra
parole di pace speranza salvezza
sabbie lucenti e deserti di pietre
in quella amata terra
l’inquieto silenzio
violato da sibili di spari
la pace spesso è un sussurro
che si perde nella deriva dei venti
– ancora madri vegliano
velate di nero e di pianto –
quando l’anno sfiora il suo termine
i giorni sprofondano in un buio remoto
– ombre e luci insieme destate –
sempre quella notte risuona
per rinnovare mistero e grandezza
dare voce agli animali – vita alle cose
vincere tenebre e oscurità
ravvivare la speranza nei cuori,
Gesù Bambino

Giulia Napoleone

Giulia Napoleone è nata nel 1936 a Pescara. Nel 1957 si trasferisce a Roma, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma e inizia a sperimentare le tecniche incisorie. Si sposta per frequenti viaggi all’estero: Australia, Nord Africa, Sud della Francia, Olanda e Paesi Scandinavi. Nel 1963 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Numero di Firenze. Nel 1967 il governo olandese le concede una borsa di studio che le offre la possibilità di specializzarsi nell’incisione presso il Rijkmuseum di Amsterdam. Nei primi anni Settanta torna in Olanda, viaggia in Inghilterra e sperimenta l’utilizzo del sicoglass, una plastica durevole e trasparente. Dopo le mostre personali alla Galleria dell’Obelisco a Roma (1973) e alla Galleria Menghelli a Firenze (1974), nel 1976 compie un viaggio negli Stati Uniti e in Canada per l’inaugurazione di una mostra personale a
Toronto. Al suo rientro in Italia, instaura una relazione col mondo della poesia antica e contemporanea. Da Lucrezio a Mallarmé, da Baudelaire a Sbarbaro, si susseguono cartelle e libri d’arte. Inizia da questo momento la continuità delle mostre (Roma, Milano, XI Quadriennale, Le Locle, Bologna, Firenze, Pescara, Reggio Emilia, Bellinzona, Mendrisio). Dal 2003 al 2009 vive in Siria dove ha incarico di docenza presso la Private University of Science and Arts di Aleppo. Nel 2018, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ricompone il suo percorso artistico con una mostra antologica.


IL PRESEPE DONO DI GIUSEPPE PIROZZI


2012, terracotta, Ø metri 3
Trentasei formelle, tutte di cm 33×33, dispiegate sul tondo simile a una volta celeste rovesciata, con al centro, librate verso l’alto, le braccia aperte del Bambino, il volto estatico della Madonna e quello adorante di Giuseppe, apparecchiano doni, simboli, perle di saggezza, annunci, preghiere, inviti: Non temete, oggi nella città è nato il Salvatore. Quattro cartigli come attributo degli evangelisti, tre uccellini, una stella caduta dalla corona della Madonna per indicare la via verso Betlemme, una pagnotta, tre uova, sette libri aperti e chiusi, due melegrane, un melone, una pigna, una verza, vasi, orci, anfore e brocche, cinque pesci, le rovine dei templi smantellati per costruire una nuova Gerusalemme, la navicella con l’incenso, due barrette d’oro, la conchiglia. Pirozzi ha sintetizzato secoli di iconografie e lunghe meditazioni, sottraendosi al brulicante coacervo del Presepe Cuciniello. I dettagli narrativi sono intercambiabili, Gli oggetti si posizionano per sostenere e esaltare la triade che dall’alto socchiude gli occhi sulle nostre angosce quotidiane. Nel silenzio, in un angolo, la colomba becchetta sulla creta la parola Speranza
CARO GESÙ BAMBINO
Caro Gesù Bambino,
con le mie mani terra ho scavato.
Con le mie mani acqua ho sollevato.
Con le mie mani
forze antiche ho ascoltato
e i miei pensieri plasmato.
Con le mie mani
la tua culla ho forgiato.
Con le mie mani
in una grotta t’ho adagiato
e di ogni bene t’ho circondato.
Con le mie mani

le tue mani ho cercato.
Le tue mani, infine, ho trovato
perché una stella qui mi ha guidato,
.
Giuseppe Pirozzi

Giuseppe Pirozzi è nato a Casalnuovo di Napoli nel 1934. La sua attività espositiva inizia nel 1954. È presente , tra il 1954 e il 1960, al Premio Olivetti, al Premio Gemito, al V Premio Spoleto, al Premio Avezzano, al Premio del Ministero della P: I. e alla VIII Quadriennale di Roma. Da questo momento, si susseguono i premi e le mostre a Ancona, Milano, Termoli, Firenze, Padova, Carrara, Bologna, Lissone, Roma, Macerata, Messina, Matera, Cagliari, Antille Olandesi, L’Aquila, Palo Alto, Los Angeles, Brescia, Bruxelles, Boston. Palermo, Padova, Brescia, Marsiglia, Rimini, Torino. Molte le opere monumentali realizzate in questi anni a Roma, Perugia, Lecce, Rossano Calabro, Palinuro, ecc. Nel 1980 vince il Premio “Guido Dorso”. Del 2006 è la sua mostra antologica in Castel Nuovo, a Napoli, del 2021 la partecipazione alla LIV Biennale di Venezia.


IL PRESEPE GEOMETRICO DI LUCIO DEL PEZZO


2013, legno, Ø metri 3
Del Pezzo prima ha disegnato il presepe, poi lo ha tradotto in ceramica, quindi in legno. Intanto, non ha sostituito Napoli a Betlemme, non ha scavato nei magazzini di via San Gregorio Armeno e neppure si è fatto condizionare dalle icone del nostro secolo, una sorta di fusione dada-pop dove popolare è inteso tutto in senso meridionale, tra manichini grotteschi e tavole del ricordo. Non ha rinunciato al rito dell’analisi e del rigore, perciò ha tracciato linee e costruito forme all’insegna della geometria, prima di fare ha progettato per vedere, trasferendo nel taglio del legno, e nel colore depositatovi, tutto l’esercizio linguistico messo in atto nel corso di mezzo secolo. Soprattutto, non ha perduto il gusto di un costante interrogarsi e interrogare i segni della realtà, i simboli del grande mistero nello spazio fantastico, arcano ed enigmatico del presepe.

CARO GESÙ BAMBINO
Caro Gesù Bambino,
con questa mia preghiera
ti chiedo di liberarci
da ira, accidia e superbia,
e renderci più consapevoli
di vivere insieme
e fare in modo che la nostra vita
sia più in armonia con il creato
e coi nostri simili.
Grazie e così sia.

Lucio Del Pezzo

Lucio Del Pezzo era nato a Napoli nel 1933 e si è spento a Milano nel 2020. Nel 1954 ottiene una borsa di studio per ricerche archeologiche in Grecia. Nel 1955 tiene la prima mostra personale a
Padova. Nel 1958 fonda con Biasi, Di Bello, Fergola, Luca e Persico il “Gruppo 58” e la rivista “Documento-Sud” collegati ai gruppi d’avanguardia “Nucleare” di Milano, “Phases” di Parigi, “SPUR” di Monaco e “BOA” di Buenos Aires. Nel 1958 organizza anche la sua prima mostra all’estero, a Stoccarda. Nel 1960 si trasferisce a Milano e allestisce una personale nella Galleria di Arturo Schwarz. Seguono le mostre a New York e alla XII Triennale di Milano. Nel 1964 si trasferisce a Parigi e nel 1968 presenta la sua prima personale. Nel 1970 inizia a collaborare con l’Olivetti, nel 1974 grande antologica alla Rotonda della Besana di Milano. Intenso il rapporto con la Galleria Marconi. A partire dal 1980 segue una serie di incarichi didattici a Milano e viaggia in India, Nepal e Polinesia. Nel 2000 prepara quattro grandi rilievi ceramici e una plastica in bronzo per due stazioni della Metropolitana di Napoli. L’ultimo omaggio dello Studio Marconi al suo
lavoro è del 2018 a Milano.

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